PABLO PICASSO
Pablo Picasso, fino al 1901 Pablo Ruiz. Pittore nato a Malaga nel 1881, ha caratterizzato il distacco definitivo tra l’arte tradizionale ottocentesca e quella contemporanea. Figlio di un professore di disegno e conservatore del museo di Malaga, fin da giovane dimostrò grande interesse verso il disegno e l’arte. Quando si spostò con la famiglia a Barcellona cominciò a partecipare alla vita intellettuale della città e a prendere parte ai ritrovi di giovani intellettuali, aperta a qualsiasi corrente all’avanguardia, cominciò ininterrottamente a sperimentare varie tecniche dipingendo scene dal vivo e ritratti di amici.
Nel 1900 si reca per la prima volta a Parigi, e fu così che nacquero quadri come: ”Le Moulin de la Galette” nel quale il pittore, come molti altri ad esempio Manet, Toulouse-Lautrec, immortalò in uno dei locali notturni più famosi del posto, una serata tipica con molte persone e movimento. A differenza degli altri artisti lui creò un’atmosfera diversa. Le sagome si riducono in macchie di colori contrastanti e i visi sembrano maschere deformi.
- “Le Moulin de la Galette” tratta da:https://caffetteriadellemore.forumcommunity.net/?t=41655832
Picasso già lontano dalle arti ottocentesche, nel 1901 entrò nel suo periodo blu che durò fino al 1904. In questi anni dipinse quadri dai temi tragici e dolenti, delle denunce sociali che rappresentavano le condizioni umane. In particolare aveva reso protagonisti di queste opere: bevitori solitari, poveri, persone malinconiche e isolate dalla società. Delineava queste figure in maniera quasi stilizzata e la tavolozza diventò quasi monocroma con tonalità del blu e del grigio. Questo periodo buio dell’artista fu determinato dalla scomparsa di un suo caro amico, toltosi la vita dopo una delusione d’amore.
- “Poveri in riva al mare” tratta da: https://www.arteworld.it/poveri-in-riva-al-mare-picasso-analisi/
Nel 1904 Picasso, si trasferì definitivamente a Parigi, abbandonò le tinte fredde e con loro un po’ di tristezza. Trovò l’amore, Fernande Oliver, che lo accompagnò per diversi anni e cominciò ad esporre alcuni quadri presso la galleria Weill. Acrobati, suonatori ambulanti, arlecchini e clown popolarono le sue tele. Come molti intellettuali dell’epoca anche lui frequentava il Circo Medrano, dal quale prese ispirazione soprattutto per quanto riguarda le loro vesti. La tavolozza prende colore, ma mai troppo, i colori si spostano sulle tonalità del rosa e l’arancione e in questo modo anche i dipinti si scaldano ma infondo nei suoi quadri rimane sempre un velo di malinconia.
- ”I saltimbanchi” tratta da: http://genova.erasuperba.it/saltimbanchi-pablo-picasso-mostra-palazzo-ducale-16-dicembre-29-gennaio
Nel 1907 ci furono una serie di eventi che scatenarono in Picasso un interesse smisurato riguardo a ciò e a come dipingeva Cézanne, colui che fu il primo ad ispirarsi all’arte africana, alla corporatura delle loro donne e soprattutto alla semplificazione geometrica delle forme.
“Le demoiselles d’Avignon” fu il quadro che determinò l’inizio del Cubismo. Picasso infatti seguì le orme del suo ispiratore, svincolato dalle leggi della prospettiva riducendola a volumi pari. Lo spazio viene considerato inesistente, ci sono linee oblique che indicano la profondità e linee curve che indicano il volume. Nel quadro sono rappresentate cinque “signorine” dalla corporatura tutt’altro che femminile, hanno forme robuste, spigolose e sproporzionate, alcune sono in posizioni più rigide quasi prendendo la somiglianza di una scultura egizia, altre invece pur essendo rivolte di schiena ci permettono comunque di vedere il loro viso, ovale e largo che corrisponde ad una maschera africana, con occhi a mandorla e nasi lunghi e piatti delineanti da una linea. Picasso fece usare l’immaginazione allo spettatore, scomponendo le figure e lasciandogli la curiosità di captare ogni dettaglio per ricostruirle con gli occhi. *
- ”Le demoiselles d’Avignon” tratta da: http://www.didatticarte.it/Blog/?p=4730
Durante questo periodo Picasso conosce il pittore George Braque, i due fin da subito andarono d’accordo e capirono di avere le stesse intenzioni e ideali. Questo nuovo amico che lo accompagnerà per un periodo della sua carriera, con il quale faranno nuove scoperte e sperimentazioni, anche lui come Picasso si era allontanato dal arte ottocentesca ed era passato dal impressionismo al puntinismo e infine seguì lo stile artistico dei Fauves.
Durante gli anni e già successo che uno stile artistico prenda nome proprio da una critica negativa, come per gli impressionisti e così anche per i Fauves. Anche in questo caso una critica riguardo i quadri di Picasso e di Braque e stata fatta da Matisse, ossia “bizzarie cubiste”,e fu così che questi due artisti si chiamarono cubisti.
Inizialmente il duetto dipinse paesaggi dal aspetto geometrico come nei quadri “Fabbrica a Horta de Ebro” e “Case all’’Estaque” nei quali sono ancora percettibili i volumi e la prospettiva, non c’è un punto di fuga preciso, ma almeno si nota ancora la tridimensionalità nei cilindri che fanno da tronchi e nei parallelepipedi che in questo caso rappresentano gli edifici. Incastrano forme quasi facendo sembrare i quadri dei mosaici.
Picasso e Braque rendono la realtà solida e ordinata, tanto che in questa fase il colore non ha molta importanza, ciò che invece diventa essenziale e il metodo di stesura si limitano a pochi toni, per lo più bruni stendendoli con pennellate corpose e definite. Quest’ultimo periodo da molti fu definito “protocubismo” 1907-1909.
- ”Fabbrica a Horta de Erbo” tratta da: http://trimano.blogspot.com/2014/04/picasso-o-cubismo-fabrica-de-tijolos-de.html
Cubismo analitico
L’opera che rappresenta il periodo del “Cubismo analitico”, fase di collaborazione con Georges Braque e proprio il “Ritratto di Ambroise Vollard”. I quadri di questo periodo sono accomunati dal fatto che la tridimensionalità si perse così come il chiaroscuro e anche i colori si ridussero. Ciò che caratterizza principalmente questo stile però fu la sovrapposizione di una stessa immagine ricavandone diversi punti di vista, per cui il giornale può lasciar trasparire la giacca e il taschino, è come se vedessimo allo stesso momento particolari che potremmo realmente vedere soltanto se facessimo un giro completo attorno al soggetto. Questo è infatti secondo i cubisti e una visione mentale dei soggetti e dei particolari che siamo in grado di percepire. Si può affermare dunque che le opere sono sviluppate per piani sovrapposti, che assomigliano a tessere di vetro disposte l’una sopra l’altra e da cui si intravedono disegni diversi. È un’analisi sulle cose e sui corpi, che allontana con coscienza, come in questo caso, il ritratto dalla realtà.
- ”Ritratto di Ambroise Vollard” tratta da: http://www.liceosabin.it/matematicarte/gallery2/picasso.html
Cubismo sintetico
All’inizio del 1912, Picasso e Braque cominciarono a dipingere moltissime opere di nature morte, la loro tecnica era talmente simile che quasi non si distingueva tra i due chi fosse l’autore. Il cubismo sintetico consisteva nel ricomporre un oggetto unificando le varie parti. L’inventore del collage fu Braque, ma Picasso lo seppe elaborare altrettanto meglio, i due da sempre lontani dalla rappresentazione fedele della realtà furono coloro che d’altra parte ne stabilirono le nuove regole. A quel punto non si rifiutarono di utilizzare oggetti veri come fogli di giornale, corde, stoffe, francobolli postali o una tela cerata che riproduce l’intreccio delle sedie dell’epoca, come possiamo osservare nel quadro “Natura morta con sedia impagliata”.